Home

Comunicati

Rassegna stampa

Recensioni

Documenti

Contatti

 www.europadeipopoli.org

 

Ecco perché è necessario separare la sinistra dai sinistrati:

 

Fonte: https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/10/22/news/linsensato_amore_della_sinistra_per_sanna_marin_che_alza_muri_spende_per_armarsi_e_contrasta_il_recovery-10469932/?ref=fbph&fbclid=IwAR3WwczgdCCM2C8VdRekr9moMn1wtU6aA6Xt8qacj9lNcppHapg-kKq81Sw

 

L'insensato amore della sinistra per Sanna Marin che alza muri, spende per armarsi e contrasta il Recovery

di 
L'insensato amore della sinistra per Sanna Marin che alza muri, spende per armarsi e contrasta il Recovery
(ansa )

 

Immaginatevi una donna a guida di un paese, in coalizione col centrodestra, che alza muri contro i migranti, aumenta le spese militari e cerca di eliminare il recovery fund. No, non sto parlando di Giorgia Meloni, ma di Sanna Marin.

La prima ministra finlandese, ha avuto un’ascesa fulminea nella politica finlandese, da consigliera comunale a Tampere, nel 2015 diventa deputata, rieletta nell’aprile 2019 diventa ministra dei Trasporti e delle Comunicazioni e nel dicembre dello stesso anno dopo uno scandalo che costringe il governo a dimettersi, si trova a 34 anni primo ministro della Finlandia, a guida di una coalizione insieme alla sinistra e ai verdi, ma anche al Partito di Centro e al Partito Popolare, liberali e pro-austerity. L’anno successivo diventa leader del partito socialdemocratico finlandese.

A livello europeo Marin si è distinta per aver guidato i paesi cosiddetti “frugali”, contrari all’approvazione del Recovery fund europeo, per uscire dalla crisi economica causata dalla pandemia. La Finlandia, insieme a Svezia, Olanda, Austria e Danimarca, ha tentato di affossare l’idea, contrari a spendere risorse per paesi che loro consideravano “fiscalmente irresponsabili”. Sanna Marin è stata in prima linea nelle negoziazioni per evitare il Recovery fund, poi quando si è resa conto che questo era impossibile, e la linea pro-austerity non era più maggioritaria, ha ottenuto che il Recovery fund venisse ridotto dai 1000 miliardi di euro proposti, ai 750 attuali, e che per la maggior parte fosse costituito da prestiti e non da investimenti a fondo perduto, vantandosi di averli ridotti di 110 miliardi.

Marin e il suo governo hanno continuato su questa linea a favore dell’austerity europea: l’importanza del rigore fiscale per il suo governo è evidenziata anche dall’aver lasciato il Ministero delle Finanze al Partito di Centro, ed è ufficializzata anche nel testo dell’accordo di governo, che recita: “Il Governo è impegnato a rafforzare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche in modo coerente, per evitare di essere spinti su un percorso insostenibile di aumento del debito”, impegnandosi a rispettare limiti di spesa, ed arrivare al pareggio di Bilancio entro il 2023. Marin poi si è opposta a un nuovo Recovery fund per contrastare la crisi energetica, e al rilassamento delle regole di bilancio europee.

Non c’è niente di particolarmente sorprendente o nefario in queste politiche, non è la prima volta, ne sarà l’ultima, che un paese scandinavo insiste sull’austerity anche quando va a spese dei paesi dell’Europa meridionale, la cosa sbalorditiva è che Sanna Marin sia diventata inspiegabilmente una paladina della sinistra europea.

Nonostante il suo sia tutt’altro che il governo più a sinistra dell’Unione Europea, Sanna Marin è stata ampliamente celebrata dalla stampa e dalla politica progressista, in Italia e in Europa.

Giovane cresciuta da due madri, “cool” e mediatica, pare il prodotto perfetto per un certo tipo di elettorato progressista. Durante il congresso del Partito Socialista Europeo, la scorsa settimana a Berlino, era la più ricercata per i selfie insieme agli attivisti e ai dirigenti degli altri partiti del centrosinistra europeo. Nel congresso la recente decisione della Finlandia di entrare nella Nato è stata applaudita più volte, dimenticando però che il prezzo che la Finlandia ha scelto di pagare, è piegarsi ai diktat di Erdogan, rispetto ai curdi presenti nel paese.

Quest’anno il governo finlandese ha deciso di aumentare le spese militari del 70%, incrementando la spesa di 2,2 miliardi di euro.

In questi giorni l’ultima notizia: Marin ha deciso di far costruire una recinzione filo spinato, su buona parte del confine con la Russia, che è lungo 1340 km. Questa costruzione, che costerà centinaia di milioni, sarebbe la barriera più grande costruita dentro l’unione europea, stagliandosi su centinaia di chilometri. Marin giustifica la costruzione della recinzione, che si augura “inizi il prima possibile” con l’esigenza di controllare meglio il confine con la Russia, ma molti attivisti hanno criticato la scelta, accusando Marin di volere solo rendere la vita più difficile ai migranti che vogliono raggiungere la Finlandia, ed evidenziando il rischio che muoiano nel tentativo di passare comunque il confine. Inoltre, questa barriera tenterà di impedire ai russi, che fuggono perché in disaccordo con le politiche di Putin o per paura di trovarsi reclutati per la recente mobilitazione delle riserve per la guerra in Ucraina, di rifugiarsi in Finlandia.

Se per decisioni simili, da parte di Ungheria, Austria e Polonia erano arrivate moltissime (e giustificate) critiche, per ora si rileva il silenzio assordante della UE e del progressismo internazionale.

Ma insomma, al netto della forma, perché Sanna Marin, continua a venire celebrata, quando la sostanza è fatta di scelte tutt’altro che progressiste, che in Italia a un qualunque leader politico di centrosinistra costerebbero anni di polemiche, e una macchia indelebile sulla reputazione? Basta essere giovani e presentarsi bene, per conquistare i cuori e le menti dei progressisti europei, nonostante poi si decidano di perpetuare quelle politiche di austerity e contro i migranti, che il centrosinistra stesso da anni critica e combatte? Di politici che vogliono alzare muri e imporre una rigida disciplina fiscale nell’Unione Europea già ce ne sono tanti, forse ai progressisti converrebbe guardare oltre alle apparenze, e smettere di celebrarne un’altra.