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 Ripubblico gli appunti che scrissi nel 1996 sulle condizioni 
della Fortezza di Verrua Savoia, ossia prima del parziale restauro avvenuto tra 
il 2012 ed il 2014: chi vuole potrà così vedere com’era “il Castello” 
durante gli ultimi anni del secolo scorso, farsi un’idea su cosa è stato fatto e 
su quanto c’è ancora da fare per arrivare – nei limiti del possibile – al 
completo recupero di questo importante e bellissimo sito di interesse storico. Con l’ausilio di questi appunti, nel 1997 vennero effettuate due visite guidate alla Fortezza: la prima promossa dell’Associazione Nòste Rèis, la seconda organizzata dall’ Associazione Amici del Museo Pietro Micca. In entrambe le occasioni ci fu un incontro con l’allora Sindaco di Verrua, Giuseppe Valesio, che accolse i partecipanti presso il Municipio per un saluto a nome del Comune. Il buon successo delle 
due predette iniziative (alle quali parteciparono rispettivamente 90 e 120 
persone all'incirca) convinse il Sindaco Valesio ad iniziare un proficuo 
percorso di riscoperta e rivalutazione della Fortezza che, in quei tempi, era 
invece comunemente data come irrimediabilmente perduta. Gli appunti del 1996 sono stati ora integrati, nella versione on-line, con: 
 
Auguro una buona lettura a tutti coloro che vorranno dedicarvi del tempo. 
 
 
 
				 
 
				
				
				VERRUA SAVOIA 
				
				
				
				Una fortezza da salvare 
				
				
				 
				appunti a cura di 
				Maurizio Gasparello 
				 
				
				II 
				stesura: dicembre 1996 
				 
Sommario 
 
Prefazione LA FORTEZZA DI VERRUA, PROBLEMI DI TUTELA A 
Parte 1 - RIFERIMENTI 
STORICI CRONOLOGIA ESSENZIALE 
 
Parte 2 - LA FRANA DEL 
1957 FRAMMENTI DI CRONACA 
 
 Parte 
3 - LA ROCCA OGGI 1) CAMMINANDO TRA I RUDERI 2) LA CONVENZIONE DEL 1989 
 
Parte 4 - LA COLLINA 
DELLA FORTEZZA UN SITO DI INTERESSE ARCHEOLOGICO 
 Parte 5 - MOMENTI CINEMATOGRAFICI (aggiunta del 2022) LE RIPRESE DI "GUERRA E PACE" DEL 1955 
 
indice delle figure Figura 1 - 1617: Anonimo, PIANTA DELLA FORTEZZA DI VERRUA Figura 1bis - 1625: Anonimo, PIANTA DELL'ASSEDIO DEL 1625 (aggiunta nel 2022) Figura 2 - ca. 1651: Carlo MORELLO, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA Figura 3 - 1653: Carlo MORELLO, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA Figura 4 - ca. 1680: Anonimo, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA Figura 5 - ca. 1680: Anonimo, VEDUTA PROSPETTICA DELLA FORTEZZA Figura 6 - 1704: Anonimo, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA Figura 7 - 1704: Anonimo, PIANTA DELLA FORTEZZA Figura 8 - 1780: Ignazio SCLOPIS, VEDUTA DELLE COLLINE CON LA ROCCA DI VERRUA Figura 9 - 1818-1830: Pietro Giuseppe BAGETTI, L’ASSEDIO DI VERRUA Figura 10 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO, PIANTA DEL FORTE Figura 11 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO, PROSPETTO DELLA FORTEZZA Figura 12 - ca. 1785: Pietro Maria CANTOREGIO: SEZIONE DEL FORTE Figura 13 - ca. 1801: CLARDIVY: PIANTA DELLA FORTEZZA Figura 14 - 1840: Clemente ROVERE: VEDUTA DELLA FORTEZZA Figura 15 - STAMPA SERA del 5-6 Settembre 1957: FRANA LA ROCCA DI VERRUA Figura 16 - STAMPA SERA del 6-7 Settembre 1957: SALTANO CON L’ESPLOSIVO I MACIGNI PERICOLANTI Figura 17 - LA STAMPA del 6 Settembre 1957: VEDUTA AEREA DELLA FRANA Figura 18 - LA STAMPA del 7 Settembre 1957: POSA DELLE MINE SOTTO I MASSI PERICOLANTI Figura 19 - LA ROCCA PRIMA DELLA CAVA Figura 20 - LA ROCCA PRIMA DELLA FRANA Figura 21 - LA ROCCA DOPO LA FRANA Figura 22 - PLANIMETRIA AGGIORNATA DELLA FORTEZZA Figura 23 - SEZIONE AGGIORNATA DELLA FORTEZZA Figura 24 - VIALE E DONGIONE Figura 25 - DONGIONE E PORTA DI INGRESSO Figura 26 - INGRESSO PRINCIPALE Figura 27 - ABITAZIONE CUSTODE-GIARDINIERE Figura 28 - CANTINE Figura 29 - PASSAGGIO EX-PONTE LEVATOIO Figura 30 - CISTERNE Figura 31 - INGRESSO PASSAGGIO ALLA PORTA DI SOCCORSO CALCINA Figura 32 - ABITAZIONE DEL MARCHESE Figura 33 - INGRESSO ABITAZIONE DAL PIANO INFERIORE Figura 34 - SERRA E VEDUTA PARZIALE DEL PIANO DONGIONE Figura 35 - INTERNO ABITAZIONE DEL MARCHESE Figura 36 - INTERNO ABITAZIONE DEL MARCHESE Figura 37 - ZONA INGRESSO E DONGIONE Figura 38 - INGRESSO DEL PONTE LEVATOIO Figura 39 - PORTA DI SOCCORSO DETTA CALCINA Figura 40 - FERITA NEI MURAGLIONI Figura 41 - ZONA DELLA FRANA Figura 42 - CAVA DI CEMENTO Figura 43 - CAVA DI CEMENTO Figura 44 - PONTE DI SOCCORSO 
Figura 45 - LA STAMPA:
SPETTACOLI E MOSTRE, RINASCE LA FORTEZZA 
Figura 46 -
GALLERIA CONTROMINA 
Figura 47 -
FINE GALLERIA CONTROMINA Figura 48 - POZZO Figura 49 - GALLERIA Figura 50 - GALLERIA 
 
 
 
 
Prefazione 
LA FORTEZZA DI VERRUA, PROBLEMI DI TUTELA[1] 
 Figura 1 - 1617: Anonimo, PIANTA DELLA FORTEZZA DI VERRUA. 
				
				
				
				Nella planimetria sono indicati 
												alcuni punti. Da sinistra: 
												1)bastione Forte; 2)Castello; 
												3)Fontana; 4)Posto da 
												fortificarsi; 5)Fortello; 
												6)Borgo.  
												
												
				
				E' estremamente 
												
												
				importante notare nella 
												zona del Fortello la presenza di 
												un grande edificio a tre navate 
												con abside (7),  
				
				certamente una 
												chiesa d’impianto basilicale 
												data la sua particolare 
												configurazione. 
				 
Posta nell’ansa che il Po forma di fronte alla pianura di Crescentino, la rocca 
di Verrua si pone geograficamente a baluardo delle aree al di là dell’innesto 
della Dora Baltea nel Po, costituendo quindi il primo e più importante baluardo 
a difesa dell’area canavesana e Torinese verso la Pianura Padana. Ciò spiega 
l’antichità del luogo menzionato fin dal X° sec. e comunque sempre presente 
nelle cartografie della zona a partire dalla fine del ‘500. Sempre strenuamente 
difesa, prima del ‘500 dai Vercellesi consapevoli dell’importanza del luogo, la 
zona compare tra i luoghi fortificati significativi del ducato sabaudo nel 
Theatrum Statum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis e nella stampa realizzata 
dal De Vitt e pubblicata a Amsterdam a fine seicento (1670) dal Comitatum 
Niceusem et coeteres partes minores con la sua triplice serie di mura. Quando il 
vercellese perde definitivamente Verrua, dovrà rinforzare le fortificazioni di 
Crescentino, come testimonia la carta del Belgrano del 1680 conservata alla 
Biblioteca Reale di Torino. Il Theatrum ricorda l’importanza della zona, precisa 
che essa era un tempo a forma triangolare e racchiudeva nella parte alta oltre 
al forte il Palazzo del Governatore e la Chiesa di S. Giovanni Battista. 
Possiamo dire che il complesso di Verrua è l’emblema delle difficoltà 
amministrative che talvolta impediscono la tutela del territorio. Da anni viene 
condotta una vera e propria battaglia amministrativa volta a impedire e fermare 
l’attività estrattiva della zona senza esito, a causa delle vigenti disposizioni 
in materia di cave, e ciò nonostante le rovinose frane avvenute nel 1957 e nel 
1967. Ci si chiede quali rimedi porre a tale rovinosa e pur legittima attività 
che porta gradualmente alla distruzione di un luogo di grandissimo interesse 
storico e archeologico di grande rilevanza per la storia del territorio 
piemontese. Devo rilevare che a fronte di situazioni così emblematiche risulta 
evidente l’inadeguatezza di provvedimenti legislativi anche di vasta portata, 
come la legge “Galasso”, mentre assai più efficace sarebbe risultato un 
provvedimento e disposizioni che chiarissero che le attività estrattive non 
possono configurarsi come attività senza ambiti precisi ma che devono trovare un 
limite nel pubblico interesse, da quantificarsi anche tenendo conto dei costi 
economici dei dissesti ecologici. Ogni azione di valorizzazione del territorio, 
anche i pur preziosi studi storici essenziali per una corretta conoscenza dei 
problemi, risulta inefficace se non si prevedono strutture tecniche adeguate che 
possano di fatto esercitare una tutela oggi affidata, occorre precisarlo, a 
venti giorni di istruttoria di pratiche presso gli uffici delle Soprintendenze 
con un criterio che, per chi conosce veramente i problemi di tutela, non può che 
ingenerare serie preoccupazioni per il futuro. 
 
 
 
 
 
 
 
												
												
												
												A.
												
												  
												
												Castello di Verua 
												
												
												
												B.
												
												  
												
												Porte del castello 
												
												
												
												C.
												
												  
												
												Sisterne, Alta è bassa 
												
												
												
												D.
												
												 
												
												Forno con su corte 
												
												
												
												E.
												
												  
												
												Bastione non finito 
												
												
												
												F.
												
												  
												
												Piataforma Alta non finita 
												
												
												
												G.
												
												 
												
												Piasseta piu alta della 
												piataforma segnata F e H falsa 
												braya dela deta piataforma I. Falsa braya qual gia si ritrouaua fatta, non piu di altessa di 2. Piedi di riparo et hora si ritroua con fuosso largo: 2 tesse, 
												        et una tessa di 
												profondo con la sua pallissatta 
												al fondo di detto fuosso, 
												deifessa dal di dentro L. messaluna grande con doi altri trauagli assioli ene missino si possono meter à Coperto sotto il rocho, è li detti trauaglierono 
												       
												ma tutti ruinati et ora sono 
												tutti in bona difessa con li soi 
												fossi rebassati e la sua 
												pallissata nel messo 
												
												
												
												M.
												
												
												 
												
												
												mesaluna picolla che era tutta 
												Ruinata et hora in bona difesa Nella planimetria sono inoltre indicate due porte di socorso verso il giogo delle colline ed altra prossima ad una fontana nel versante del Po. 
												
												
												Si può 
												ritenere la planimetria un 
												rilievo sullo stato di 
												conservazione della fortezza, 
												eseguito a preparazione degli 
												interventi proposti nel disegno 
												successivo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Figura 6 - 1704: Anonimo, PLANIMETRIA DELLA FORTEZZA. 
 
 
 
 
 
 
Figura 7 - 1704: Anonimo, PIANTA DELLA 
FORTEZZA. Purtroppo, l’impossibilità 
di prendere visione dell’originale a grandezza naturale non ci permette, per 
ora, di evidenziare sulla pianta tutti i riferimenti riportati nella legenda:
A. Bastion du Prince; B. Bastion du Duc; C. B.n de S.t 
Francois de Paule; D. Bastion Camus; E. B.n de S.t. 
Francois de Sales; F. B.n de S.t Jean Baptiste; G. B.n 
de S. Charles; H. B.n de S.te Marie; I. B.n du 
Jardin du Maior; K. Fausse Braye; L. Torasse; M. Courtasse; N. Batterie de la 
Vieille Eglise; O. Tour de S.t André; P. Tour de S.t 
Joseph; Q. Tour du Bienhereux Amè; R. Tour du Precipice; S. Porte du Secours; T. 
Porte Royale; V. porte del Auancée; X. Fausse porte du Camus; Y.Fausse porte del 
Eglise; Z. Fausse porte du leuant; &. Fausse porte du moretti; 1. Fausse porte 
du precipice; 2. Bastion S.te Barbe; 3. B.n dè la Terasse; 
4. B.n des Sargents; 5. B.n de la Place d’armes; 6.B.n
de l’Alle; 7. B.n de la Uigne; 8. Donjeon; 9. Magasin Royal; 
10. Porte du chateau; 11. Fausse porte du chateau; 12. Puis du chàteau; 13. 
Maison du Gouuerneur; 14. Quartier des Officiers; 15. Eglise de S.t 
Jean Baptiste; 16. Casermes dè l’Eglise; 17. Casermes du Secours - Chambres 38: 
licts 166; 18. Place Royale; 19. Place d’Armes; 20. Casermes de l’Auancée - 
Chambres 8: licts 32; 21.Casermes du Chateau - chambres 3: licts 17; 22. 
Magasins à l’Epreuue de la Bombe; 23. Le fortin; 24. L’echelle du fortin; 25. 
Quartier du Gierico - Chambres 11: licts 32; Les Chiffres qui sont le long de 
murailles c’est le nombre de pas qui contient chaque flanchfaus ou courtines, 
celles que l’on nas dans le fosse deuant les courtines marquent les pas que 
contient le parapet du chemin couuert de chaque tenaille. 
Il disegno è documento importantissimo 
per la precisa descrizione di tutte le parti componenti la fortezza nella loro 
esatta funzione. E’ definitivamente scomparsa la vecchia chiesa sulla cui area 
sorge ora una batteria e la Piazza Reale. Una chiesa, di ridotte dimensioni e a 
pianta centrale, dedicata a San Giovanni Battista, è stata costruita presso il 
bastione di Levante. Si ha inoltre, per la prima volta, l’indicazione della 
presenza del pozzo, ubicato in un ambiente interno al castello, in sostituzione 
della cisterna esterna quasi antistante segnalata nella pianta del 1653 del 
Morello. Opera di notevole valore ingegneristico è stato, purtroppo 
recentemente, cancellato da un ingiustificato riempimento a seguito del crollo 
di parte del colle avvenuto nel 1957. La comunicazione della Rocca con il 
Fortino sottostante, presso la riva del Po, avveniva mediante una lunga scala, 
segnata in pianta al n. 24. Scala che è ancora visibile in alcune vedute del 
tardo Settecento. Per l’efficiente situazione raffigurata e descritta di tutte 
le componenti della Fortezza, il disegno è da considerarsi eseguito poco prima 
dell’assedio del 1704. 
 
 
 
 
												Vista dal versante di 
												Crescentino, si può scorgere il 
												passaggio sul ponte di soccorso. 
 
 
 
 
				Figura 9 - 1818-1830: Pietro Giuseppe 
				BAGETTI, 
				L’ASSEDIO DI VERRUA. 
				 
 
 
La pianta è stata eseguita certamente in 
riferimento ai lavori di risistemazione dell’ormai sola Rocca per adibirla ad 
ospitare gli Invalidi. Al centro presso il  Terrapieno e Rocca su cui vi è 
fabbricato il Quartiere dell’ultimo piano 
è indicata la presenza di una Crotta incavata nella Rocca,
ed una Specie di cortina
è ricavata in prossimità dell’ingresso 
principale con ponte levatoio. Il grande pozzo, incluso in un ambiente del 
castello, continua ad essere elemento di rilievo nelle strutture. Anche la 
cappella, costruitagli accanto, era quella ancor esistente prima del crollo del 
1957. Merita a questo proposito il notare l’appunto a riguardo dello spuntone di 
roccia (n. 11) già pericolante all’epoca del disegno, il cui crollo tuttavia 
avvenne solo nel 1957, complice la noncuranza della delicata situazione 
preesistente. E’ da rilevare inoltre il graduale mutamento dell’ambiente 
circostante. Lungo i bastioni occidentali ha inizio infatti lo sfruttamento del 
terreno adibito ora a coltivo anche con vigna. 
 
 
 
Il trabucco, 
prima del 1818, è corrispondente a 3,082596 metri. 
Fonte: 
http://www.verbanensia.org/metrologica_details.asp?metrID=39258#:~:text=Il%20trabucco%20%C3%A8%20qui%20ragguagliato,pari%20a%2051%2C3766%20centimetri. 
 
 
 
 
 
Si direbbe la pianta del piano superiore 
della planimetria del Cantoregio. 
 
 
E’ interessante notare la coltura a 
vigneto del versante Sud del colle, segno evidente dell’ormai cessata funzione 
bellica del complesso. 
 
 
Parte 2 
LA FRANA DEL 1957 
FRAMMENTI DI CRONACA 
 
STAMPA SERA del 5-6 Settembre 1957. 
CRESCENTINO, giov. sera. Una catastrofe è avvenuta questa mattina verso le ore 8 
a Verrua Savoia, sulla sponda destra del Po, poco oltre Brusasco (circa 43 
chilometri da Torino). Il fianco della collina ben conosciuta con il nome di “La 
Rocca”, sulla quale si erge il famoso castello, è franato con orrendo fragore, 
spazzando una casa in cui si trovavano 7 persone, coprendo la strada che porta a 
Casale sotto uno strato di terriccio e massi alto una decina di metri, arrivando 
fino a demolire ben tre arcate del ponte che attraversa il Po in direzione di 
Crescentino. Delle sette persone sepolte, una soltanto, un bimbo di pochi anni, 
ha potuto essere estratto ancora in vita, perché la rovina l’aveva spinto sotto 
ad un’arcata del ponte e qui era stato protetto dai mobili della stanza da 
letto, che il caso gli aveva ammassato intorno (...). 
La catastrofe è avvenuta pochissimi secondi dopo le otto. Una donna del posto ne 
è testimone: la trentacinquenne Paola Orsella. Passava lungo la strada che va a 
Casale in bicicletta, udì distintamente un campanile rintoccare otto volte. 
Percorse ancora pochi metri, poi dovette arrestarsi perché temeva di avere le 
traveggole. La “rocca” che le stava di fronte non era più ferma come l’aveva 
vista mille volte: si muoveva, aveva cominciato ad abbassarsi, ed intanto dalle 
viscere della terra giungeva un rombo sordo ed allucinante, come se lontano 
passasse un treno a pazza velocità. 
(...) Tutta la montagna, alta quasi duecentocinquanta metri, che le stava 
davanti, era in movimento. In alto si era aperta una crepa giallastra, il resto 
slittava sempre più in fretta, sempre più in fretta, crollavano alberi, macigni 
rotolavano lungo i fianchi... poi la polvere, una polvere rossastra, densa da 
mozzare il fiato, sommerse tutto, in una visione apocalittica da cataclisma 
universale. 
(...) Dove prima era un declivio boscoso, ora il fianco si era spaccato in una 
colossale fenditura giallastra, come uno scivolo immane. Unico intatto lassù 
contro il cielo azzurro, era rimasto il vetusto castello, ma anch’esso sembrava 
pencolare verso il vuoto. A quanto si è potuto constatare in seguito, la frana 
si è iniziata a circa due metri di distanza dai muraglioni esterni; 
probabilmente la stabilità della costruzione, risalente in gran parte al 
dodicesimo secolo, è gravemente compromessa. 
(...) Ed ora, non resta che cercare di indagare sulle cause che possono aver 
provocato tanto disastro. Queste sembrano abbastanza chiare. Tutta la “rocca” 
era traforata da gallerie, cunicoli di ogni dimensione e lunghezza, da parte di 
imprese diverse che ne ricavavano materiale da cemento. A poco a poco la 
collina, che già negli ultimi tempi aveva dato allarmanti segni di cedimento, si 
è afflosciata, fino a slittare nella sua interezza. 
Nei paesi vicini si dice che la montagnola in diversi punti aveva dovuto essere 
fasciata da cavi d’acciaio perché non si sfasciasse; si aggiunge pure che un 
sopralluogo recente ed ufficiale l’avrebbe dichiarata “non pericolante”: voci 
che l’inchiesta confermerà o meno (...). 
LA STAMPA: SPECCHIO DEI TEMPI. 
Un lettore ci scrive: 
“Mi riferisco al disastro successo a Verrua Savoia: come pescatore appassionato 
sono stato sul posto molte volte, e pur essendo un incompetente in materia di 
scavi, mi è sorto parecchie volte il dubbio che la collina su cui sorge il 
castello non potesse resistere alle frequenti deflagrazioni provocate 
dall’impresa addetta alle estrazioni di tufo. 
Ciò che mi rimane incomprensibile è come - a poche decine di metri da un ponte 
di grande importanza, all’incrocio di tre vie, ed in prossimità dell’abitato - 
si potessero effettuare tali escavazioni a mezzo di materiale esplosivo. Ricordo 
infatti che, in una sola mattinata, il traffico fu interrotto per ben 6-7 volte. 
E l’intendenza alle Belle Arti, sicura tutrice del noto castello, non ha pensato 
mai di porre termine ai lavori sottostanti?” 
Carlo Pagliero - Torino 
LA STAMPA: SPECCHIO DEI TEMPI. 
Un lettore ci scrive: 
“Concordo pienamente con quanto detto dal signor Carlo Pagliero e pubblicato da
Specchio dei tempi a proposito della 
sciagura di Verrua. Anch’io, questa primavera, ero stato malissimo impressionato 
dalla situazione e, appena a Torino, segnalavo la cosa alla Soprintendenza ai 
Monumenti, parendomi enorme che per trovare di che fare cemento non ci fosse di 
meglio che rovinare la storica Rocca; avevo anche creduto di capire da qualche 
colloquio con abitanti della zona, il loro malumore e l’attesa, direi, della 
catastrofe. E’ avvenuto dunque quello che doveva avvenire. 
L’opinione pubblica vuole sapere e pretende che si vada fino in fondo. 
Certamente chi dette il permesso e chi perforò la Rocca non si proponevano di 
buttarla giù e di ammazzare la gente, ma ci voleva poco a immaginare che date 
certe premesse ne conseguissero certi risultati. Ora stiamo a vedere che cosa 
capiterà alla Sacra di San Michele; c’è solo da sperare che quando il monumento 
verrà giù, non ci sia troppa gente in cima”. 
Valdo Fusi 
presidente dell’EPT di Torino 
 
Figura 15 - STAMPA SERA del 5-6 
Settembre 1957. 
 
 
 
Figura 16 - STAMPA SERA del 6-7 
Settembre 1957. 
 
 
Figura 
17 - LA STAMPA del 6 Settembre 1957: 
Verrua Savoia vista dall’aereo dopo la frana. L’enorme valanga ha travolto una 
casa e parte del ponte sul Po 
 
Figura 18 - LA STAMPA del 7 Settembre 
1957: Un minatore scende nella voragine della Rocca per posare mine sotto i 
massi pericolanti. 
 
 
Figura 19 - LA ROCCA PRIMA DELLA CAVA. 
 
 
Figura 20 - LA ROCCA PRIMA DELLA FRANA. 
 
 
Figura 21 - 
 LA ROCCA DOPO LA FRANA. 
 
 
 
 
Parte 3 
LA ROCCA OGGI 1) CAMMINANDO TRA I RUDERI 
 
 
Figura 22 - PLANIMETRIA AGGIORNATA DELLA 
FORTEZZA. Si tratta della pianta del 
Cantoregio, riportata nella fig.10, modificata. Le frecce rosse indicano 
l’inquadratura delle fotografie successive, identificabili dalla corrispondente 
numerazione. La strada marcata A B dal Cantoregio serve ora solamente a 
costeggiare la fortezza, in quanto è stato eliminato il ponte levatoio e la 
relativa rampa di accesso. All’ingresso attuale si arriva con una nuova stradina 
in salita, che accede così direttamente al cammino segnato con la linea E C 
della planimetria originale. Tutti i fabbricati militari posti ai lati di questa 
via sono stati eliminati, mentre una nuova abitazione per il custode risiede 
oggi sul bastione, che dava luogo al piazzale 26: tale abitazione viene così a 
trovarsi immediatamente alla destra della nuova porta di ingresso. Salendo per 
la via C M non si trova più il magazzino per gli attrezzi di artiglieria n. 24, 
ma i resti di una serra, sorta probabilmente in seguito alla modifica di detto 
magazzino. Completamente eliminato il quartiere dell’ultimo piano, il cui 
terrapieno è diventato parte integrante del piazzale del Dongione. Nel crollo 
del 1957 sono scomparsi la Chiesa di cui al n. 17, la Rocca marcata con il n. 11 
ed una vicina garitta, il piazzale n.8 già privo del magazzino n.7. Il pozzo di 
cui al n. 19, ora riempito con i detriti della frana, si trova ora all’esterno 
del fabbricato, in quanto sono stati eliminati i muri perimetrali dal locale che 
lo conteneva, probabilmente perché adiacenti a quelli della cappella crollata 
con la frana. 
Arrivando a piedi dalla stradina che conduce alla fortezza, oltrepassata sulla 
propria destra la cava di cemento, si giunge ad un bivio: a destra si dirama il 
viale (fig.24) che segue quella che era la vecchia via principale di ingresso al 
forte all’epoca del Cantoregio, raggiungendo il ponte levatoio oggi non più 
esistente, mentre, proseguendo diritto, la strada sale svoltando poi a destra 
costeggiando il Dongione (fig.25) fino a raggiungere l’attuale ingresso 
principale (fig.26). Superato ciò che resta del portone, immediatamente sulla 
destra si trova l’abitazione del custode (fig.27), costruita sul piazzale di cui 
al n.26 della planimetria del Cantoregio riportata nella fig.10. Proseguendo 
oltre, sulla sinistra si erge il muraglione che sostiene la scala che porta al 
Dongione e, subito dopo, l’abitazione del Marchese (fig.32). Dalla prima porta, 
situata al piano terreno, è possibile scorgere le cantine (fig.28). Se, invece 
di dirigersi a sinistra verso le cantine, si prosegue verso destra, si raggiunge 
il passaggio (fig.29) che portava, in uscita, al ponte lavatoio. Sulla destra di 
tale passaggio si scorgono le cisterne di raccolta per l’acqua irrigua (fig.30) 
mentre, proseguendo sulla sinistra, si imbocca l’ingresso alla porta di soccorso 
detta Calcina, ora murata: il passaggio è ancora agibile e, con estrema cautela 
e muniti di torce, è possibile giungere a dei locali presumibilmente un tempo 
adibiti a prigione. Tornando indietro sul piazzale e salendo dalla scala 
visibile in fig. 32, si arriva al piazzale del Dongione (fig.34). Da tale 
piazzale, si può vedere ciò che resta all’interno dell’abitazione del Marchese 
(fig.35 e 36): sconsigliamo vivamente di entrare nell’immobile, in quanto le 
solette ancora esistenti non garantiscono di reggere il peso di una persona.  
Ridiscendendo dalla fortezza e prendendo il viale precedentemente citato, si 
giunge al primo bastione (fig.37), da dove partiva la rampa di accesso al 
vecchio ingresso (fig.38), raggiungibile ai tempi col ponte levatoio. Tale 
ingresso si trova sulla parte frontale del secondo bastione, superato il quale 
si può vedere, sul suo retro, la sagoma della porta di soccorso detta Calcina 
(fig.39). Proseguendo ancora lo stretto sentiero che costeggia la base dei 
muraglioni della fortezza, si giunge alla zona della frana del 1957, che 
trascinò via con se la rocca ed il piazzale antistante, che sorgeva sulla parete 
scoscesa della collina prospiciente la confluenza tra il Po e la Dora. 
Volendo, è ancora raggiungibile dall’alto il ponte di soccorso (fig.44): per 
fare questo è necessario costeggiare la cava lasciando la stessa sulla destra, 
passando su quello che era un vecchio sentiero posto ad un livello inferiore a 
quello del viale: il passaggio è tuttavia estremamente difficoltoso, a causa 
della folta vegetazione. 
 
Figura 23 - SEZIONE AGGIORNATA DELLA 
FORTEZZA. E’ lo spaccato del 
Cantoregio riportato nella fig. 12, opportunamente modificato. Sono stati 
eliminati i fabbricati militari dal piano inferiore, al posto dei quali è stato 
ampliato il cortile e costruita un’abitazione per il custode, situata nelle 
immediate adiacenze della nuova porta di ingresso, che sostituisce il passaggio 
del vecchio ponte levatoio. Sul lato destro, non c’è più il quartiere che 
costituiva l’ultimo piano, ed è stato così ampliato il piazzale del Dongione, 
che ora comunica direttamente con la terrazza che confinava con la Rocca 
crollata nel 1957. 
 
 
Figura 24 - 
VIALE E DONGIONE.
Il viale sulla destra costituisce 
la vecchia via di accesso all’ingresso dal ponte levatoio. 
 
 
 
Figura 25 - 
DONGIONE E PORTA DI INGRESSO. 
Si noti come la vegetazione stia ormai 
minando in maniera preoccupante l’integrità della struttura. 
 
 
 
Figura 26 - INGRESSO PRINCIPALE. 
 
 
 
Figura 27 - ABITAZIONE 
CUSTODE-GIARDINIERE. 
 
 
 
Figura 28 - CANTINE. 
Situate al livello del piazzale d’ingresso, sotto l’abitazione del Marchese, 
erano ancora in uso nel 1955, anno nel quale il castello venne ceduto 
all’impresa cementifera. 
 
 
Figura 29 - PASSAGGIO EX-PONTE LAVATOIO.
Sul fondo l’apertura della vecchia 
porta d’ingresso del ponte levatoio, mentre sulla sinistra si scorge il 
passaggio che portava alle prigioni ed alla porta di soccorso detta Calcina 
(vedi fig. 31). Sulla destra si trovano le cisterne riportate nella fig. 30. 
 
 
 
Figura 30 - CISTERNE. 
Fungevano da raccolta dell’acqua piovana 
ed erano in uso per l’irrigazione agricola fino al 1955. 
 
 
 
Figura 31 - INGRESSO PASSAGGIO ALLA 
PORTA DI SOCCORSO DETTA CALCINA ED ALLE PRIGIONI. 
 
 
 
Figura 32 - ABITAZIONE DEL MARCHESE. 
Sulla destra: porta ingresso dal piano 
inferiore, porta cantine, scala di accesso al Dongione. Sul fondo: abitazione 
del custode. Sul piazzale erano costruiti i fabbricati militari lungo la via 
marcata E C dal Cantoregio. 
 
 
 
Figura 33 - INGRESSO ABITAZIONE DAL 
PIANO INFERIORE. 
 
 
 
Figura 34 - SERRA E VEDUTA PARZIALE DEL 
PIANO DONGIONE. 
 
 
 
Figura 35 - INTERNO ABITAZIONE DEL 
MARCHESE. Si noti in alto il 
rifacimento delle travi del tetto, in seguito alla convenzione stipulata nel 
1989 tra il Comune di Verrua e l’impresa cementifera per il rinnovo della 
concessione della cava. 
 
 
 
Figura 36 - INTERNO ABITAZIONE DEL 
MARCHESE. 
 
 
 
Figura 37 - ZONA INGRESSO E DONGIONE.
La foto è stata scattata in fondo al 
viale della fig. 24, all’angolo del primo bastione: proseguendo nel sentiero, si 
giunge alla “specie di cortina” dove era situata la rampa che conduceva al ponte 
levatoio. 
 
 
 
Figura 38 - INGRESSO DEL PONTE LEVATOIO. 
 
 
 
Figura 39 - PORTA DI SOCCORSO DETTA 
CALCINA. Ora murata, se ne intravede 
il perimetro tra la folta vegetazione che soffoca e sgretola i muraglioni. 
 
 
 
Figura 40 - FERITA NEI MURAGLIONI. 
L’immagine riporta uno dei numerosi squarci che rischiano di pregiudicare, se 
non saranno prontamente rimarginati, la struttura della fortezza. 
 
 
 
Figura 41 - ZONA DELLA FRANA. 
Vista dal punto dove cominciarono a 
staccarsi i muraglioni che chiudevano la fortezza, tra la piattaforma segnata 
con il n. 8 dal Cantoregio e la Rocca. In alto si intravede quella che fu 
l’abitazione del Marchese. 
 
 
Figura 42 - CAVA DI CEMENTO. 
Fotografata nei pressi del viale, con la 
schiena rivolta al castello. 
 
 
 
Figura 43 - CAVA DI CEMENTO. 
Dal lato opposto al castello, visibile 
sullo sfondo. 
 
 
 
Figura 44 - PONTE DI SOCCORSO. 
Ormai allo stremo, è visibile dalla 
strada che conduce a Gabiano. Era normalmente usato fino al 1955 per scendere a 
piedi dal castello, per una via ben visibile nella fig. 19, al ponte sul Po. 
 
 
 
2) LA CONVENZIONE DEL 1989 
 
Figura 45 - LA STAMPA del
18 Febbraio 1989. 
 
La fortezza di Verrua verrà salvata 
dalla rovina. Un primo passo in questa direzione viene da un’originale 
convenzione stipulata dall’amministrazione comunale con la ditta Cementi 
Vittoria di Trino Vercellese, proprietaria dell’antico castello e dei terreni 
circostanti. 
“La ditta  - spiega il sindaco Angelo Arturo Castelli, -
Si è impegnata ad investire cento milioni 
in dieci anni per i lavori di rifacimento dei tetti e dell’ingresso e per la 
rimozione degli stati di pericolo tra le mura della fortezza. E’ la prima 
convenzione di questo genere in Italia”. 
Come contropartita il Comune ha 
autorizzato la ditta all’esercizio decennale di una cava di pietra per cemento 
posta nelle vicinanze della fortezza. 
“L’autorizzazione è revocabile nel caso in cui la ditta non adempia agli impegni 
assunti con il Comune”  aggiunge il sindaco. I lavori di restauro sono stati 
progettati dal tecnico comunale architetto Mortaro, con la supervisione 
dell’architetto Salerno della Sovrintendenza ai Beni Architettonici del 
Piemonte. 
La Rocca di Verrua, ovvero la zona della 
fortezza, ha già subito rovinose frane nel 1957 e 1967.
“Per evitare simili eventi la zona di 
sfruttamento della cava verrà man mano allontanata dal castello. Le aree 
sfruttate saranno immediatamente bonificate” informa Castelli. 
La fortezza di Verrua è passata alla 
storia soprattutto per i due assedi cui dovette far fronte nel 1625 e nel 1704. 
Riguardo a questi due avvenimenti esistono un’ampia iconografia e varie 
descrizioni storiche. 
Si tratta di materiale già messo in 
mostra a Verrua nel settembre di due anni fa e che sarà collocato all’interno 
della fortezza ristrutturata. 
“Nell’800 il complesso edilizio venne ad assumere sempre più l’aspetto di una 
nobile residenza di campagna. Poi è stato risvegliato il prestigio dell’antica 
Rocca e delle sue vicende belliche”  dice il professor Carlo Caramellino, lo 
storico locale che coordinò l’allestimento della mostra. 
Conclude il sindaco Angelo Castelli:
“Entro un triennio la ditta Cementi 
Vittoria offrirà al Comune in comodato gratuito l’uso della fortezza nel periodo 
tra aprile ed ottobre di ogni anno. I resti della Rocca saranno sede di 
manifestazioni culturali e di promozione turistica. Lanciamo un appello ad enti 
pubblici e privati affinché patrocinino, con adeguati stanziamenti, i successivi 
lavori di recupero dell’antico splendore della Rocca”. 
 
 
 
Parte 4 
LA COLLINA DELLA FORTEZZA 
UN SITO DI INTERESSE ARCHEOLOGICO 
Nella zona della fortezza e della circostante collina erano presenti numerose 
gallerie e stanze sotterranee: in buona parte sono state distrutte dalla cava. 
Alcune delle costruzioni superstiti sono però state recentemente riscoperte da 
alcuni studenti di architettura di Verrua che, dopo molti anni di oblio da parte 
dell’amministrazione comunale e della gente del luogo, stanno ora riscoprendo il 
fascino dell’antico maniero. 
In prossimità del ponte di soccorso, si favoleggia esistesse l’ingresso di una 
galleria che, passando sotto il Po, raggiungeva Crescentino, per permettere agli 
assediati della Rocca di rifornirsi di provviste: resta il fatto che la parte 
incontaminata della collina costituisce una vera e propria miniera di gallerie e 
fondamenta delle vecchie costruzioni. Nella zona della cava, infine, sono 
possibili ritrovamenti di fossili relativi a flora e fauna marina. 
 
Figura 46 -
GALLERIA CONTROMINA. 
Posta a circa 250 metri dal Dongione, alcuni metri sotto la vecchia vigna sul 
lato della frazione Faldella. Lunga circa 40 m, le misure approssimate sono di 
cm 60 x 60. Foto: Massimo Ottino. 
 
 Figura 47 -
												
												FINE GALLERIA CONTROMINA. 
												Foto: Massimo Ottino 
 
Figura 48 - POZZO.
Si trova a circa 30 m prima del viale 
della fig. 24. Foto: Massimo Ottino. 
 
 
Figura 49 -
GALLERIA.
Posta nelle immediate vicinanze del pozzo 
di cui alla fig. precedente, misura m 2,5 x 1. Lunga circa m 30, è erosa da 
entrambi i lati dalla cava. Foto: Massimo Ottino 
 
 
Figura 50 - GALLERIA. 
Altra ripresa della galleria di cui alla 
fig. 49. Foto: Massimo Ottino. 
 
 
Parte 5 
M LE RIPRESE DI "GUERRA E PACE" DEL 1955 Nel 1955, nella parte interessata dalla frana del 1957, venne girata una breve scena del film "Guerra e Pace": https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_e_pace_(film_1956) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
bibliograFIA 
 
Comune di Verrua Savoia. Verrua Savoia: 
immagini di una fortezza. Verrua Savoia: 1987. 
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